“Seguire Gesù ci rende più liberi e gioiosi” Così il Santo Padre stamane all’Angelus in piazza San Pietro, gremita di fedeli di diverse comunità etniche, nell’odierna Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, sul tema “Verso un mondo migliore”. Papa Francesco ha dedicato una preghiera speciale a quanti di loro vivono situazioni di difficoltà, ricordando che l’amore è l’unico modo per vincere il male e il peccato.
“Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”: così Giovanni Battista, riconosce “Gesù che avanza tra la folla” presso il fiume Giordano. L’incontro riportato nel Vangelo domenicale ci fa capire – ha osservato il Papa - che “Gesù è venuto nel mondo con una missione precisa: liberarlo dalla schiavitù del peccato, caricandosi le colpe dell’umanità.
“In che modo? Amando. Non c’è altro modo di vincere il male e il peccato se non con l’amore che spinge al dono della propria vita per gli altri.”
Gesù dunque “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, fino a morire sulla croce”.
“Egli è il vero agnello pasquale, che si immerge nel fiume del nostro peccato, per purificarci”.
“Un uomo che si mette in fila con i peccatori per farsi battezzare, pur non avendone bisogno. Un uomo che Dio ha mandato nel mondo come agnello immolato”.
“Questa immagine dell’agnello potrebbe stupire; infatti, un animale che non si caratterizza certo per forza e robustezza si carica sulle proprie spalle un peso così opprimente”.
“La massa enorme del male” “tolta e portata via da una creatura debole e fragile”, “che arriva fino al sacrificio di sé”.
“L’agnello non è un dominatore, ma è docile; non è aggressivo, ma pacifico; non mostra gli artigli o i denti di fronte a qualsiasi attacco, ma sopporta ed è remissivo. E cosi è Gesù! Cosi è Gesù, come un agnello.”
Che cosa significa dunque “oggi essere discepoli di Gesù, Agnello di Dio?”
“Significa mettere al posto della malizia l’innocenza, al posto della forza l’amore, al posto della superbia l’umiltà, al posto del prestigio il servizio”.
“Non vivere come una ‘cittadella assediata’, ha spiegato Francesco, ma “come una città posta sul monte, aperta, accogliente, solidale”.
“Vuol dire non assumere atteggiamenti di chiusura, ma proporre il Vangelo a tutti, testimoniando con la nostra vita che seguire Gesù ci rende più liberi e più gioiosi”.
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto particolare a tutti i migranti e i rifugiati in Italia e in ogni parte del mondo nella Giornata Mondiale loro dedicata:
“Cari amici, voi siete vicini al cuore della Chiesa, perché la Chiesa è un popolo in cammino verso il Regno di Dio, che Gesù Cristo ha portato in mezzo a noi. Non perdete la speranza di un mondo migliore! Vi auguro di vivere in pace nei Paesi che vi accolgono, custodendo i valori delle vostre culture di origine”.
Quindi un grazie a chi è accanto ai migranti:
“Vorrei ringraziare coloro che lavorano con i migranti per accoglierli e accompagnarli nei loro momenti difficili, per difenderli da quelli che il Beato Scalabrini definiva “i mercanti di carne umana”, che vogliono schiavizzare i migranti!
E in modo particolare:
”intendo ringraziare la Congregazione dei missionari di San Carlo, i padri e le suore scalabriniani che tanto bene fanno alla Chiesa e si fanno migranti con i migranti”.
Infine una speciale Ave Maria è risuonata nell’intera piazza San Pietro
“In questo momento pensiamo ai tanti migranti, tanti! Tanti rifugiati, alle loro sofferenze, alla loro vita, tante volte senza lavoro, senza documenti, tanto dolore e possiamo tutti insieme rivolgere una preghiera per i migranti e i rifugiati che vivono situazioni più gravi e più difficili: Ave Maria…”